Augusto Bonomo, un bel giorno di tanti anni fa, si accorse che Porto Torres, un piccolo paese della Sardegna dove è nato, gli andava stretto e pertanto decise di scappare, di tagliare gli ormeggi e mettere alla prova il suo talento, la sua estrosità e il suo spirito d’avventura.

Dopo un breve trascorso da pescatore affinò la sua passione per la cucina iscrivendosi alla scuola alberghiera “La Capannina dei Franceschi” a Forte dei Marmi. La sua bravura non passò inosservata ed arrivò fino al palato di Dino De Laurentis e di sua moglie Silvana Mangano i quali lo scelsero come cuoco personale nella loro dimora di “Villa Catena”.

Dopo alcuni anni di grandi soddisfazioni, lasciò quel posto così ambito per accrescere la sua esperienza di cuoco ed arrivò a Milano. Per ben dieci anni lavorò al ristorante Santa Lucia, capitanato dalla mitica Signora Rosetta Legnani dalla quale ebbe grandi insegnamenti e riconoscimenti, ma ad Augusto Bonomo mancava ancora qualcosa, sentiva l’esigenza di avere un ristorante tutto suo. A quei tempi non era facile avere un attività di quel tipo pertanto insieme ad altri 2 soci decise di rilevare il Ristorante Papà Francesco di Via Plana, ne brevettò il marchio e lo rimise in sesto.

L’ingresso del ristorante di via Plana.

Oltre che ad una cucina raffinata e di classe, diede a questo ristorante quel calore umano che spesso manca nei locali. E’ questo il segreto del successo di Papà Francesco e quindi di Augusto Bonomo, una formula facile a dirsi ma difficile da applicare. Lo hanno capito subito i giapponesi che sanno smontare ogni cosa per riprodurla in modo ancora più perfetto, ma per ciò che riguarda l’imitazione di un Papà Francesco non avrebbero potuto fare a meno del tocco creativo del suo inventore, e cioè di Augusto Bonomo.

Un bel giorno del 1991 un giapponese si presentò ad Augusto Bonomo per conto della Sanmangoku, una società giapponese che nel paese del Sol Levante ha una catena di 50 pasticcerie e 16 ristoranti. Questa società ha pensato ad un ristorante italiano simile al Papà Francesco da trapiantare in Giappone. Augusto Bonomo ne rimase lusingato e partì questa nuova grande avventura,”via i bastoncini e spazio alle posate in alpaca argentata”.

Ma le emozioni non finiscono qui. Come spesso accade le società con altre persone non durano in eterno ed è per questo che Augusto Bonomo ha fatto società con persone di cui si poteva fidare ciecamente e cioè sua moglie Rita e suo figlio Paolo. Ed è così che assieme alla sua famiglia decise di aprire un locale in Via Degli Ailanti, un locale di periferia con un grande giardino. Anche questo locale è stato tirato su con costanza e sacrificio, attributi che ad Augusto Bonomo non sono mai mancati.

Il ristorante in via Degli Ailanti.

Ma la svolta della vita ( il cosiddetto 6 al superenalotto) è arrivata nel 1997 quando ad Augusto Bonomo viene offerta la possibilità di gestire un locale nel centro del mondo e cioè in Piazza della Scala. A questo punto Papà Francesco comincia a distinguersi da tutti i locali di vecchia data diventando uno dei migliori ristoranti del centro. Attraverso il passaparola questo nome arriva ovunque in Italia come all’estero fino al punto che anche giornali lontani come il “Detroit Free Press“, un giornale del Michigan cominciano a parlare di Papà Francesco, un locale del centro di Milano a conduzione familiare dove sia il cibo che l’atmosfera sono di grande qualità. Ebbene si, Augusto Bonomo a questo punto si sente ripagato da tutti quei grandi sacrifici che a fatto nel corso della sua vita, e solo ora può dire serenamente…

Ne valeva la pena!